Un gigantesco passo indietro.
L’assemblea della Camera lega l'ottenimento del titolo di specialista alla frequentazione di corsi tenuti solo presso le facoltà di giurisprudenza: un regalo alle clientele universitarie in nome di una concezione astratta della professione che rende inaccettabile la legge in discussione. La protesta dei penalisti sarà su questo fermissima…
L'approvazione alla Camera del testo della riforma forense sulla centrale tematica delle specializzazioni rappresenta un gigantesco passo indietro ed è ispirata da condizionamenti politici ed istituzionali che premiano una visione incredibilmente lontana dalla realtà della professione forense.
Aver legato l'ottenimento del titolo di specialista alla frequentazione di corsi tenuti solo presso le Università, cancellando con un tratto di penna la formula che era stata approvata in Commissione Giustizia dalla Camera, e prima ancora dal Senato, che poneva tra gli enti formatori anche le associazioni specialistiche riconosciute e verificate, è una formidabile incoerenza del testo che può e deve essere corretta nel prosieguo dell'iter parlamentare.
La specializzazione, come abbiamo ripetuto più e più volte, non si ottiene con la frequentazioni di corsi meramente accademici, magari tenuti da docenti che non hanno mai in vita loro indossato una toga e non sono mai entrati in un aula di tribunale, bensì attraverso scuole che sappiano adottare metodi didattici legati alla concreta prassi, alla strategia, alla tecnica ed alla deontologia.
Ancorare i corsi di formazione solo all'Università, escludendo scuole professionali delle istituzioni forensi o delle associazioni specialistiche, è un non senso dimentico, peraltro, della fallimentare esperienza - da tutti riconosciuta - delle così dette scuole Bassanini,.
L'Unione delle Camere Penali Italiane, che da anni sopporta il peso della formazione dei difensori di ufficio, supplendo in molti casi alle mancanze del sistema pubblico, fa appello ai parlamentari affinché si torni su questa scelta sciagurata, che va contro gli indirizzi in materia dei maggior paesi europei, che contrasta illogicamente con lo stesso sviluppo formativo degli avvocati cui pure, al momento dell'abilitazione, dell'ottenimento del titolo di cassazionista, dell'inserimento negli elenchi dei difensori di ufficio, le scuole dell'avvocatura contribuiscono in maniera determinante.
Questo è solo un regalo alle clientele universitarie ed ad una concezione astratta della professione, che rende inaccettabile questo punto della legge in discussione e la protesta dei penalisti sarà su questo fermissima.
La Giunta
Roma, 10 ottobre 2012
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