Giunta UCPI - In difesa dell’Avvocatura e degli Avvocati.
Di seguito diamo diffusione del documento della Giunta UCPI, disponibile anche sul sito dell'Unione.
Rischiando l’impopolarità, da molto tempo conduciamo la nostra ostinata e civile “disobbedienza” e continuiamo a difendere anche gli imputati confessi o trovati colpevoli di fatti odiosi, e continuiamo a difendere gli avvocati che li assistono quando questi sono destinatari di minacce inaccettabili e di odiosi insulti, solo per avere doverosamente svolto il loro mandato difensivo. E continuiamo a farlo non solo perché il diritto alla difesa è – come dice la nostra costituzione repubblicana – inviolabile, ma perché vorremmo che la banale idea che anche all’ultimo degli imputati, accusato del più atroce dei delitti, debba essere garantito un avvocato ed un processo, fosse sedimentata nel senso comune di ogni nostro concittadino. I fatti recenti accaduti a Lucca, dove i difensori di un imputato di un gravissimo fatto omicidiario, che evidentemente ha scosso l’opinione pubblica sia a livello locale che nazionale, sono stati fatti oggetto di vergognosi insulti e di minacce, ci costringono ancora una volta a tornare sull’argomento. Ciò che infatti preoccupa è il fatto che gli spazi di questo sentimento collettivo, spesso lasciato sedimentare con troppa noncuranza, se non a volte alimentato, da tutti coloro che avrebbero avuto il dovere di tenere invece alta la tutela dei diritti civili e delle libertà, si vanno sempre più allargando. Il sentimento che irragionevolmente si va affermando nella collettività è quello che – sull’onda emotiva della pur condivisibile riprovazione dei fatti oggetto dell’accusa – finisce tuttavia per confondere inammissibilmente l’avvocato con il proprio assistito, la funzione difensiva con la difesa del delitto. Una sovrapposizione che ancora una volta si è realizzata con riferimento alla vicenda del giovane collega brutalmente assassinato a Lamezia Terme, cui si è in qualche modo rimproverata la difesa di presunti appartenenti a sodalizi mafiosi. Un dato culturale purtroppo assai diffuso che deve farci consapevoli tutti, operatori del diritto e dei media, della necessità di uno sforzo culturale, di una continua opera di educazione e di formazione (qual è quella che UCPI con il proprio Osservatorio assieme al MIUR da tempo e con successo va conducendo nelle scuole) e della necessità di recuperare il notevole gap che nel nostro Paese separa la cosiddetta “società civile” dai valori fondanti che dovrebbero essere propri di ogni democrazia matura. Abbiamo con forza più volte contrastato l’idea che vi possano essere “reati di serie A” e “reati di serie B”, e che i diritti di difesa e delle altre libertà civili possano essere concessi condizionalmente, eventualmente sottratti o dimezzati “a furor di popolo” in relazione alla natura dell’accusa ed alla gravità del caso concreto, di volta in volta selezionato dai social network. Convinti, come siamo, che chi difende i diritti di coloro che, all’opinione pubblica del momento, sembrano essere i più spregevoli degli assassini, difende non solo i diritti di tutti noi, ma anche i valori della nostra convivenza civile e della nostra stessa democrazia.
Roma, 11 agosto 2016
La Giunta
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